“MALLEUS MALEFICARU. Haeresis est maxima opera maleficarum.” LA CACCIA ALLE STREGHE

Per oltre 5 secoli, sotto la benedizione di circa 70 papi, persero la vita almeno nove milioni di streghe. L’80% delle quali erano donne e bambine.

Nella Storia, purtroppo, ricorrono spesso tempi bui, in cui la bassezza umana esprime tutto il suo potenziale. Ripercorrendola a ritroso, infatti, in ogni secolo ritroviamo un avvenimento tanto cupo da non poter essere non ricordato. Il Nazismo nel ‘900, la tratta degli schiavi nell’800, nel ‘500 la sanguinosa lotta dei conquistadores in America.

Il periodo più buio però fu quello della caccia alle streghe. Sebbene la bolla di papa Innocenzo VIII, “Summis desiderantes affectibus” sulle streghe, che ordinava di inquisire sistematicamente, per scoprire torturare e giustiziare le streghe in tutta Europa, che da ufficialmente inizio alla caccia alle streghe, sia datata 5 dicembre 1484, già nell’anno 1184 il papato aveva istituito l’Inquisizione per combattere l’eresia.

Questa lunga epoca è costellata di atti vergognosi, abusi di potere, torture, omicidi, accuse ingiuste e fanatismi religiosi.

La caccia agli eretici prima del 1484, con la nascita delle Constitutiones, era affidata ai vescovi e già da allora la percentuale dominante dei perseguiti erano donne, perché ritenute creature inferiori da cui diffidare sempre, temibili e alleate con il diavolo.

Con la bolla del 5 dicembre, Innocenzo VIII e l’imperatore Massimiliano I d’Austria, autorizzano due frati domenicani, Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger, a punire, incarcerare e correggere tutti coloro che si erano macchiati delle colpe della stregoneria, dando così il via a una viera e propria crociata.

I due teologi nel 1486/87 danno in pasto alle stampe uno dei libri più oscuri della letteratura mondiale, il“Malleus Maleficarum” (“Il martello delle streghe”) un vero e proprio manuale dell’inquisitore in cui si illustravano i modi in cui agivano le streghe e i mezzi per riconoscerle, nonché i metodi necessari a farle confessare, interrogatori e torture al termine dei quali confessare e morire era solto un sollievo.

Lo scopo ultimo era quello di estirpare il male ed elevare l’umanità cristiana perseguitando tutti coloro che si erano allontanati dalla fede cristiana, ma il trattato scritto dai due autori, affrontava la stregoneria come fenomeno prettamente femminile, a causa dell’assurdo assunto per cui le donne erano naturalmente predisposte ad accettare la seduzione del diavolo e ad accoppiarsi con lui.

Il “Malleus Maleficarum” divenne un compendio di superstizione e misoginia, un delirio sessofobico che trovò terreno fertile nel popolo il cui tasso di ignoranza elevato era terreno fertile per i potenti, bisognosi instillare il terrore per mantenere il potere.

Ogni evento inspiegabile era riconducibile a un atto di stregoneria, di cui spesso venivano accusate donne sole, giovani o anziane non importava, per cui era difficile trovare elementi efficaci a loro difesa e che dietro torture, fisiche e psicologiche, finivano per confessare.

Inoltre le donne ricoprivano il naturale ruolo di guida all’interno della società, si occupavano della salute, trasmettevano tradizioni, le più anziane erano depositarie dei principi femminili di conservazione, protezione e aiuto reciproco, condivisione; erano quindi viste come una “minaccia” al potere delle autorità.

L’inquisizione terminò soltanto nel 1782, quando in Svizzera si ebbe l’ultima condanna, in pieno Illuminismo, quando la ragione era diventa prioritaria già da tempo.

La caccia alle streghe è davvero finita?

Sull’argomento si interroga la scrittrice Silvia Federici, con il libro “Caccia alle streghe. Guerra alle donne” (Not-Nero edizioni, 2020), secondo cui la caccia alle streghe, che ha fatto circa cinquantamila vittime (a maggioranza femminile), è un fenomeno riconducibile alla nascita del capitalismo; le ragioni di tale assunto risiedono nella natura economica, piuttosto che religiosa, del fenomeno che colpi, appunto, sia paesi cattolici che protestanti, accomunati dal bisogno di una riconfigurazione sociale, necessaria alla creazione del nuovo ordine economico e sociale.

La Federici, che già sull’argomento aveva pubblicato il saggio “Calibano e la strega”, fa nel libro un’analisi storica iniziale del fenomeno che colpi l’Europa e l’America fino al 1700, nella seconda parte invece, esamina i fenomeni di violenza – non solo fisica – che negli ultimi trent’anni affliggono soprattutto i paesi sunshariani, asiatici e del Sud America.

Come scrive la Not a sinossi, “ La caccia alle streghe è tornata scatenare nel XXI secolo una nuova ondata di violenza, interpersonale e istituzionale, contro le donne. E anche oggi, come nel Medioevo, questa violenza misogina che demonizza la donna procede di pari passo con l’accumulazione capitalistica, che si sviluppa attraverso processi di espropriazione e distruzione dei rapporti di solidarietà e potere che regolano la vita delle comunità”. L’autrice quindi, “esamina le cause profonde della guerra in atto, fatta non solo di violenza domestica e sessuale, ma anche economica e strutturale, il cui esito è ancora una volta quello di sovvertire i processi di riproduzione sociale per spaccare le comunità e aprire la strada all’individualismo funzionale al progetto neoliberista. Caccia alle streghe, guerra alle donne è un’indagine sulle cause di questa nuova violenza e una chiamata femminista alle armi, che attraverso la memoria e l’analisi del passato offre spunti inediti per le lotte a venire.”

E voi cosa ne pensate?

Continua davvero la caccia alle streghe?

E nei paesi dell’occidentale industrializzato?

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