INTERVISTA A DANIELE ANTARES

Di Chiara Solerio

Ho conosciuto Daniele Solazzi, in arte Daniele Antares, su un gruppo dedicato a una passione che abbiamo in comune: l’astrologia. Dopo essere diventata sua amica su Facebook, ho iniziato a seguire i suoi post, e subito sono rimasta incuriosita dalla sua figura intellettuale. Da un lato, tra le nostre opinioni sulla parità di genere e i rapporti tra uomo e donna ci sono divergenze all’apparenza incolmabili in quanto lui è un pacifico sostenitore delle differenze; dall’altro, mi piace confrontarmi con persone di cultura, che sanno esporre le proprie opinioni con educazione e non con aggressività. Quindi, mi è venuta l’idea di sottoporgli un’intervista, non prima di aver aperto un sondaggio sul gruppo Facebook “I racconti delle ragazze”. Sono molto contenta che le risposte sono state quasi plebiscitarie, perchè significa che c’è il desiderio di conoscere altre realtà, altre correnti di pensiero. E l’apertura mentale, per me, è una grande dote.

Ciao Daniele, per prima cosa: come mai hai accettato un’intervista su un gruppo femminista?

Spiego sempre volentieri il mio pensiero, con rispetto, anche se devo dire spesso non ho riscontrato lo stesso rispetto corrisposto negli interlocutori. E poi amo fare mansplaining! (Gioco)

Scusa l’ignoranza: mansplaining sarebbe…?

Secondo certe femministe, sarebbe la tendenza di noi uomini a spiegare le cose alle donne con saccenza e paternalismo, perfino quando la donna non è digiuna dell’argomento. Una volta vidi uno fare ‘legplaining’, ossia dire all’ortopedico come fosse fatta una gamba. 

Presentati e spiegaci un po’ di cosa ti occupi.

Sono psicologo e marzialista. Come psicologo, mi sono laureato con le cattedre di Psicologia della Personalità e di Sessuologia Clinica. Ho ideato la meditazione marziale Metramodis, che si pratica con la spada ed è ispirata ai principi della Cavalleria e della Via del Guerriero, traendo spunti da svariate tradizioni, fra cui l’Astrologia, i Tarocchi e la dottrina dei Chakra. Ho scritto cinque libri, sto scrivendo il sesto. Inoltre da anni sono operativo nel campo della sicurezza privata, a vari livelli. 

Quanti libri hai scritto? Di cosa trattano?

A partire dal 2014 ho scritto: “Amala come un Re”, un manuale per uomini; “Ragazze mie vi spiego gli uomini”, un manuale per donne; “Il Principe e il Vampiro”, una raccolta di poesie; “Metramodis”, un manuale di spada e meditazione; “Il piacere è mio”, un libro di seduzione ed erotismo. Sto scrivendo il sesto libro. 

In uno dei messaggi che ci siamo scambiati, ti sei definito un “cane sciolto” rispetto alle correnti di pensiero oggi dominanti. Spiegaci meglio…

Sono un libero pensatore, non mi sono mai iscritto (ne’ INscritto) presso alcun movimento o partito altrui. Circa la ‘manosphere’, faccio categoria a me: non posso essere Incel perché non ne ho i requisiti; non posso essere definito MRA perché non sono paritario e ci tengo a pagare la cena. La Redpill è interessante ma non la conoscevo fino a un paio di anni fa, e comunque la Redpill è una teoria descrittiva, non è un movimento. La mia non è una teoria descrittiva, ci metto molta epica, quindi nemmeno nella Redpill posso rientrare pienamente, pur parlandone volentieri. Qualcuno potrebbe vedermi come un PUA, un “maestro di seduzione”, cosa che andava molto di moda qualche anno fa – ma tutto sommato non è esaustivo, in parte sì. 

Dovendomi definire, penso che vada benissimo “Ancestralista” e “Vitalista”… a volte dico “Eusessista”, ossia sessista bonario. 

Cosa intendi per MRA?

Gli MRA sono i Men’s Right Activists, attivisti per i diritti maschili. Ma nonostante il nome non sono maschilisti, perché in larga misura (non tutti ma in larga misura) essi esigono la parità autentica. Per dirla in soldoni, un tipico discorso MRA sarebbe: “Volete la parità? Allora anche le donne in miniera e conto diviso alla cena e affido dei figli paritario!”

Quindi non hai un “maestro culturale”…

Sì, ho vari maestri su vari ambiti, ma nella fattispecie degli studi di genere considero il mio maestro Claudio Risé, psicoanalista junghiano luminare negli studi sul Maschile e Femminile Selvatico. Ho anche l’onore di conoscerlo epistolarmente. Un altro maestro che conosco e rispetto molto è Igor Sibaldi, ma non si occupa direttamente dall’argomento in esame. 

Tornando agli incel: in cosa ti differenzi da loro?

Non ho i requisiti da incel: sono fidanzato, non ho mai avuto seri problemi con le donne (a parte le incazzature e le peripezie che fanno parte della vita e del bildungsroman di un uomo). Anche fisicamente, sarei poco credibile come incel, dato che tipicamente (in media, non sempre) gli incel hanno la ‘nemesi’ dell’uomo alto e grosso che domina la scena, e io sono 1.88 e robusto, sportivo. Mi direbbero “Ma tu che ci fai qui?”

Hai anche evidenziato che, all’interno dei gruppi INCEL, esistono diverse correnti di pensiero…

Sì, in generale nella manosphere c’è varietà. Spesso il problema di qualsiasi movimento sono i seguaci, la ricezione. È chiaro che una teoria severa come la Redpill, in mano a un uomo soddisfatto della propria vita diviene una piacevole lettura come può essere Darwin o Machiavelli o Leopardi… ma in mano a uno che è arrabbiato con la vita, può diventare un incentivo a misantropia, misoginia etc. 

Cosa “predica” esattamente la teoria della Redpill? E la Blackpill?

La Redpill, giunta da oltreoceano, ha elevato a teoria e formula cose che prima erano note in proverbi e nozioni etologiche e psicologiche. Avete presente “O sei ricco o sei Rocco”, o “Le donne amano il bullo e sposano il commercialista”? Oppure gli studi su come i pavoni vengono scelti dalle loro femmine.

 La Redpill dice che in barba a ogni romanticheria, la donna effettua una dura selezione amorosa in base a “LMS” (Look, Money, Status) e praticando l’ipergamia, cioè cercando partner di valore superiore. Secondo tale teoria, il ginocentrismo e l’emancipazione odierni avrebbero ingigantito in modo allarmante l’ipergamia già basilare femminile, creando problemi a molti uomini. Tradotto in parole povere, se prima la paesanotta Assuntina si innamorava di Alfredino il salumiere, l’Assuntina di oggi dopo aver scoperto Tinder non la fermi più, e Alfredino può vedersela brutta. Di qui una serie di studi e di considerazioni. La Blackpill invece è la versione ulteriormente pessimista e a volte distopica: se la Redpill dice “Mala tempora currunt!”, la Blackpill dice proprio “Ci estingueremo!”. 

Tu hai scritto “Amala come un re”: ci illustri brevemente il suo contenuto?

“Amala come un Re” è il manuale del Maschio Alfa per l’uomo antico di oggi. È il manuale per colui che vuole vivere la virilità ad un livello maggiore e regale, e dunque amare con piena coscienza dell’essere uomo. Puoi vivere una cosa a vari livelli: una spada puoi vederla come un coltellaccio, o come l’arma del Cavaliere, di cui comprendere “il segreto dell’acciaio” per dirla con Conan. Essere uomo allo stesso modo puoi viverlo a più livelli. È una vita improntata al Dono: sia nel senso di dono ricevuto, sia nel senso di far dono di sé. Ho espresso ciò in Otto Leggi, la prima delle quali è: 

“L’Uomo Regale si distingue FRA i maschi e non DAi maschi.” 

Troppi oggi si dicono dalla parte delle donne… mettendocisi in categoria! Ma per amare davvero la donna non occorre indossare i tacchi, basta assicurarsi di indossare le palle. 

Molti possono considerare il tuo pensiero misogino: tu cosa ne pensi? Cosa rispondi, quando ti accusano di maschilismo e misoginia?

Maschilista sì, misogino no. Per maschilista io intendo “che fa valere le istanze maschili nella società”, ossia alzo la mano e dico “Il mio Testosterone la pensa così”. Per essere misogino invece dovrei odiare le donne, e ho esordito con “AMALA come un Re”. Anche professionalmente spesso ho aiutato donne: come psicologo ho collaborato con ginecologi, come agente di security ho vegliato fisicamente sull’incolumità di donne. Se fossi misogino sarei stato stupido a prendermi tale onere… 

Qual è la tua visione del rapporto fra uomo e donna?

Tradizionale. Non esiste superiore o inferiore, nemmeno pari, siamo diversi e non commisurabili, come Ferro e Vetro. Siamo fatti per amarci, come dice Gibran per la sete che la Vita ha di se stessa. Tutto procede dalla Suprema Polarità, tutto è Yin e Yang, Sole e Luna, Marte e Venere, Uomo e Donna, Testosterone ed Estrogeni. In un mito indiano, il Dio e la Dea creano tutte le specie viventi come loro fantasie sessuali: praticamente tutta la Realtà è l’infinito Coito divino. Questo è Sessismo come lo intendo io! Puoi vederla come l’Amore dantesco, che muove le stelle; puoi vederla come William Blake, “l’Energia è l’Eterno Piacere”. Quel che è certo è che in qualcuno si sente di più: questa forza la senti al massimo nella forma tradizionale: un Tango argentino sarà sempre, sempre più bello di un amore politicamente corretto. E dobbiamo fidarci di ciò che è bello, perché a rischio di citare troppo, la Bellezza è Verità – come ci insegna Keats. 

Su che basi si costruisce una relazione affettiva, secondo te?

Sul Desiderio. Su Eros, sulla Passione. Troverai poi tanti pareri: troverai il prete che ti parla di santo Matrimonio, il darwinista che ti parla di specie, il ‘social justice warrior’ che ti parla di parità, ma la verità è solo la Legge ancestrale dell’Energia, della Vita, dell’Amore. Il resto è gestione. 

Cosa pensi della morale sessuale oggi dominante?

Quella di oggi è confusionaria, molti cercano di raffazzonare dei nuovi valori che non riescono a sostituire i vecchi, il che si traduce in rigurgiti 68ini frammisti a trovate politically correct… La morale antica invece si basava su tre cose: 1) nozioni sanitarie elementari; 2) elementi magici o spirituali; 3) elementi etologici basilari. E non per forza in quest’ordine.

Quindi in qualsiasi regola morale sessuale possiamo trovare queste tre cose: dai tabù severi delle culture desertiche, a consigli ‘galenici’ sul limitare le ejaculazioni, fino alle regole ormonali che qualsiasi animale esprime, come il leone che fa il capobranco con le leonesse, e anche il nostro cane domestico la pensa grossomodo uguale. 

Per cui la morale sessuale non ha quasi nulla di bigotto in sé, dà solo dei riferimenti fattivi. E alcuni studiosi, come Unwin negli anni ’30, hanno rilevato un nesso fra morale sessuale tosta e sviluppo delle civiltà – e viceversa, fra lassismo morale e decadenza o distruzione della civiltà. 

Solo che da un certo punto, in reazione alla morale borghese, è iniziata una serie di ribellioni che oggi culminano nella pretesa di legalizzare ogni trasgressione, un eliminare 2 etichette inventandone 50, insomma: un delirio che indica paradossalmente una certa incapacità persino di essere ribelli veri. 

Qual è la tua opinione sul poliamore?

Parafrasando Woody Allen, più che il poliamore mi insospettisce il suo fanclub. Voglio dire, si sa che ognuno vive i rapporti variamente: ci sono donne che amano per anni un uomo sposato, ci sono uomini cornuti e contenti, eccetera. Non avrei nemmeno niente contro la poligamia, che specialmente in versione poliginica dimostra di funzionare in molte culture. Solo che poi, quando vedo CHI rappresenta il poliamore, tipo una signora coi capelli fucsia attorniata da quattro uomini dall’aria pacifinta, e li sento cianciare di retorica hippy, allora dico “Ok basta così, ho capito…”. Certe idee – e vale per quasi tutte le trovate 68ine – sono sostanzialmente adatte solo a soggetti di poca energia, idee animate da un culto antivitale, antipassionale, mascherato di colori sgargianti. E allora: fate come credete ma tenetevelo, io resto affezionato alla coppia, alle trame degli amanti, alla gelosia e alle corna, a sante e puttane, alla commedia, alla telenovela, ai classici che siano Ettore e Andromaca o Pina e Fantozzi… 

Guardando i tuoi video, ho compreso che non sei molto in sintonia con la teoria del body positive: ci spieghi perché?

È un modo sbagliato di dire una cosa giusta. Intanto, i canoni estetici sono Natura, e non Cultura. Sì ok, qualcuno menzionerà le statuette di Veneri rotonde, ma intendiamoci: l’Arte non è il gusto sessuale di un popolo, altrimenti Picasso avrebbe amato donne fatte come i suoi quadri. 

Quanto al non prendere in giro la gente per il fisico, questa è semplice educazione. Dove invece il consiglio è per la salute, è sanità. 

E poi, soprattutto, questa gente sbaglia a prendersela con noi patriarcali: i complessi femminili in gran parte provengono da moda e opinioni fra donne, e noi che c’entriamo? Abbiamo inventato noi la locuzione “Basta che respiri”! Come dico nella mia poesia ‘Fitness’, 

“Si le donne le vestisse chi le spoja / la moda sarebbe a misura de chiappone e de sisotte.”

Alla fine il Bodypositive siamo noi. Date retta al Sesso, non alla moda di qualche stilista misogino (lui). La cellulite? E quando mai ce ne è fregato qualcosa? Come dico in “Ragazze Mie”, la cellulite la vedi solo in spiaggia, nel sesso non appare: carponi si distende, a missionario è celata. Amen.

Qualcuna dirà: “Noi non ci riferiamo solo ai gusti del maschio!” – ok, io ti ho dato il parere da maschio, se vuoi il parere di una stufa chiedi alla stufa e pace. Io sono… stufo! 😉 

In un altro dei tuoi video, definisci il termine “cavalier servente” un ossimoro…

È un ossimoro mettere “cavalier servente” e “romantico” insieme, perché i romantici sono dell’Ottocento mentre i cavalieri serventi sono del Settecento. E il C.S. non era un ammiratore illuso e che metteva le donne su un piedistallo, bensì era un cicisbeo, un gigolò diremmo oggi. Pertanto se hai un corteggiatore servile, che in modo fantozziano ti riverisce, ebbene non è un C.S..

Perchè, secondo te, oggi l’uomo galante viene considerato uno zerbino?

Parafrasando Guastardo, ah la Terminologia! Dipende da cosa intendi per galante: se intendi un povero coglione che ti aspetta con la rosa rossa sotto casa mentre sei uscita con un altro, o se intendi un uomo di mondo che sa dove portarti a cena e come parlare ad una donna. Si va ai rigori con l’etimo: Galante deriva da “galer”, come “galà”: si riferisce a un uomo che sa comportarsi ad una festa, un uomo mondano e abituato agli eventi di una certa classe. Come nel capolavoro di Brantome, “La vita delle dame galanti” che tengo sovente sul comodino.

Cosa pensi dell’emancipazione femminile e delle lotte per la parità?

Le trovo sbagliate. E non per banale antipatia, per motivi filosofici, concettuali. A mio avviso oscillano fra vano e nocivo. Naturalmente mi spiego: 

Il femminismo è un tentativo di revisionare e riparare il rapporto fra i generi come se fosse culturale, e come se quello che ci troviamo fosse iniquo. Ma noi siamo Natura prima che Cultura, la cultura è solo un epifenomeno della natura, e come insegnano i latini “Naturam expellas furca, tamen usque recurret”. L’ideologia femminista, come ogni ideologia, fa come Procuste e cerca di forzare i fatti per adattarli alle teorie. Abbiamo così dei fatti che contraddicono le femministe, e allucinazioni di “bisogno di più femminismo” proprio laddove i conti non tornano. Tradotto: 

Se uno libera le mucche, consente loro di mangiare carne, e le mucche continuano a mangiare erba, questo significa che le mucche sono condizionate, o percaso significa che… sono erbivore? 

Ma andiamo ai presunti meriti del movimento: le conquiste sessuali del ’68? Ma per favore: Alberto Magno nel XIII secolo parlava di masturbazione femminile senza problemi! Il Kamasutra fu scritto nell’antica India! Le donne Romane usavano senza problemi dildo di resina! Ma lo avete letto Boccaccio? 

L’oppressione femminile. Ok, parliamone. Premetto che a me i maltrattamenti sulle donne fanno schifo. Io sono fedele alla Cavalleria, che impone la difesa “di vedove e orfani”, come dice Raimondo Lullo, cioè degli inermi in generale. È l’Antico Codice. Ma laddove le donne sono oppresse e maltrattate culturalmente, mica sono maltrattate solo loro: dove lapidano l’adultera, lapidano anche gli uomini. Avete idea delle usanze e dei codici penali del passato? Metallo fuso in gola ai traditori, polmoni tirati fuori dalla schiena e atteggiati a forma di ali… in certi contesti la vita era più dura per tutti, non solo per le donne. 

Quando mi domandano chi difende le donne, io rispondo: Non ci serve il Femminismo, abbiamo l’Onore. Stiamo a posto così. 

E poi vi domando: se le dittature durano poco, e gli imperi pure, come potete pensare che metà del genere umano sia oppresso da millenni e millenni? In effetti non è stima per le donne pensarlo! 

Secondo te quali sono i ruoli che uomini e donne dovrebbero ricoprire nella società?

Quelli spontanei. Per quante civiltà si studino, la verità è che uomini e donne fanno gli uomini e le donne ovunque si trovino. Puoi studiare anche fantantropologia, puoi leggere Eisler, Gimbutas, Mead, Freeman, Malinowski, Bachofen, Neumann, Danielou, Evola, Keuls, Magli etc., ma come la metti la metti si tornerà comunque a quello che intuitivamente sappiamo e viviamo. Ovviamente con la variabilità personale. 

Trovi giusto che le donne abbiano ambizioni lavorative?

Ognuno deve seguire la sua natura. Se una donna ama fare una certa cosa, la faccia. Gli indiani hanno la parola Dharma, che indica la natura propria di una cosa, la sua legge, le sue regole, e in estensione indica l’Ordine cosmico. Bene: il Dharma non vieta, il Dharma dice “Le cose funzionano così, regolati”. Se tu donna vuoi fare la sarta, la vulcanologa, la taste hunter (esistono e vivono fra noi) o la casalinga, vedi un po’ tu: sperimenterai da sola come funzioni tu, il tuo lavoro, il tuo ciclo, i tuoi rapporti. Non è in questione la libertà personale, è che la donna emancipata e rampante che fa carriera e “we can do it” spesso fa tanta fatica per tornare alla saggezza di sua nonna, e allora uno si chiede “Tutto questo per dire che tua nonna stava meglio?”

E qual è la tua opinione sulla battaglia contro il catcalling?

Premetto che non lo pratico. Non per motivi complicati, semplicemente perché lo trovo inutile e cafone: o una donna la corteggi, o ti fai i fatti tuoi. Ma a parte questa mia scelta di galateo… 

Trovo ridicola la lotta al catcalling, è sintomo di una società avvezza a battaglie idiote e anche indice di un’alienazione sociale e familiare. Mi spiego meglio: in una civiltà sana, la donna è conscia del proprio naturale potere seduttivo visivo, e laddove gli sguardi superano una certa soglia di educazione, ha due modalità: metterli a posto da popolana con la risposta pronta, o farsi difendere da un uomo. Io la chiamo Pax Bregæ: il Mario Brega di turno può sempre dare due pizzoni al cafone, e amen. Contento lui che ha fatto il capobranco, contenta la donna che ama essere protetta da un uomo affidabile. Pace. 

Invece oggi eh, no, figurati: trovi donne che mettono il culo su Instagram per la Pace nel Mondo (ma guai a sessualizzarle), si circondano di uomini di dubbia rappresentatività, padri non pervenuti, escono con la mamma più scosciata di loro, PERÒ non sanno superare lo shock di un fischio per strada. La loro bisnonna sì. Bella emancipazione. 

E sul linguaggio inclusivo?

È aberrante. Intanto per motivi filologici, e cerchiamo di essere un filo…logici! Una tigre può essere una tigre maschio, una persona può essere un uomo, e così via. Il genere del sostantivo, in Italiano, prevale sul genere dell’individuo. Punto.

E il bello – si fa per dire – è che nei decenni le femministe hanno preteso cose opposte: prima volevano essere “avvocato” e non “avvocatessa”, poi hanno detto che volevano “avvocata”, insomma decidetevi! È più sobrio il Nazghul che ne ‘Il Signore degli Anelli’ dice “Dacci il mezz’uomo, Elfo Femmina!” ☺ 

Andare a rompere le palle al Vocabolario per balzane questioni sociali è il segno di un’ideologia che ormai se la prende con tutto quello che trova. 

Cosa pensi di personaggi come Drusilla Foer e della fluidità di genere?

Il Travestito è sempre stato una figura della Commedia, dell’Arte in generale, e non ha mai dato fastidio ad alcuno. Dai femminielli napoletani alla Signora Leonida e così via, è una maschera come può esserlo Sbirulino o l’Oca Giuliva o Vito Catozzo. Ma siccome oggi amano complicare le cose, allora devono tirar fuori le ‘rivoluzioni’ sul nulla, e addirittura dire che Drusilla ti spiega l’essere donna – ed è un autogol per il femminismo tra l’altro, farselo spiegare dal Sig. Gori. 

Sulla fluidità di genere in sé, vi porto un esempio testimoniato da una conoscente: in un asilo, dopo ricche lezioni genderless, chiesero ai bimbi di disegnare i cartelli dei bagni di maschietti e femminucce. Il risultato? Una fatina rosa, e un cowboy che sparava con due pistole in sella a un leone. W i bambini! E w la loro libertà! 😉 

Grazie, Daniele, direi che abbiamo finito!

Vi ringrazio per l’attenzione, spero di essere stato esauriente, buone cose! Forza e Onore!

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