Post elezioni

La democrazia è svegliarsi un lunedì mattina e trovarsi improvvisamente in un paese che sarà presto governato dalla destra e ponderare se è il caso di diventare una suddita del neo Re Carlo III.
La democrazia è vedere con profondo sconforto che l’affluenza alle urne è ai minimi storici e che molte persone con diritto di voto hanno scelto di non andare alle urne. Delusi dai politici? Dalla politica? Convinti che andare a votare non serva a nulla o semplicemente stanchi di votare il meno peggio?
Democrazia è accettare i risultati e leggere che a seguito di questa vittoria diversi individui si sentono di poter scrivere che “è finita la pacchia” che è ora di “riaprire i forni” e “donne tornate a casa perchè quello è il vostro posto”. Persone che si esprimono con tanti di quegli errori grammaticali che sono venuti gli sgrisori (tipico termine Reggiano) persino alla mia gatta.

Democrazia è anche vedere con orgoglio che la mia regione ha la percentuale più alta di votanti, che la mia provincia ha una percentuale molto alta di votanti e persino il mio paesello ha una percentuale dannatamente alta di votanti.

Democrazia è sapere che, anche se questo lunedì è stato tosto, non si molla di un centimetro sulle cose importanti. Noi RESISTEREMO e LOTTEREMO per i diritti delle donne e in particolare perché possano fare quello che vogliono con il loro corpo, perché riescano ad esercitare i diritti previsti dalla Legge 194 in modo agevole. Non molleremo di un centimetro per far riconoscere i diritti della comunità LGBTQ+, per togliere l’anacronistica divisione “uomo” e “donna” dalle liste elettorali, per permettere ad ogni bambino abbandonato di avere una famiglia che gli vuole bene e lo ama. Non molleremo un centimetro nel difendere le persone che hanno bisogno di aiuto e non chiuderemo gli occhi o guarderemo da un’altra parte in caso di bisogno. Non permetteremo che i valore di una donna venga basato sulla sua capacità di procreare o di gestire e accudire casa e famiglia.

La democrazia è accettare il risultato di queste votazioni, rimboccarsi le maniche e continuare a cercare di dare il proprio contributo sapendo che tante gocce possono fare la differenza.

Quindi, mi spiace Re Carlo III, resto qui a casa, in Italia, per cercare di renderla un posto migliore.

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