Carico mentale e donne

                                                               

Qualche giorno fa mi è tornata alla mente una puntata de “L’amica Geniale”, serie andata in onda su Rai uno e che nasce dai famosi romanzi di Elena Ferrante. Nell’ultima stagione, Lenù partorisce la sua prima figlia e, una volta tornata a casa, si sente molto sola. Il malessere si origina da un fattore ben preciso: il marito non vuole aiutarla, sostenendo – in modo velato e subdolo – che l’accudimento della bambina sia una questione tutta femminile; di cui lui, di certo, non può occuparsi. Anche quando la moglie gli chiede un ausilio esterno – cioè una persona che possa badare alla casa e alla piccola – il coniuge appare contrariato, incapace di comprendere il dolore della moglie, etichettando il suo malessere come superficiale capriccio. Lenù, però, saprà imporsi e, nel ricordare che non è una schiava, avrà ciò che giustamente pretende.

Mi sono chiesta, quindi, se noi tutte siamo come Lenù e, con mio sommo rammarico, mi sono resa conto che la risposta è affermativa. Possiamo identificarci in lei: la maternità in Italia sembra un peso solo delle donne che non solo a casa si sentono “perse” ma che, magari, perdono anche il lavoro per il desiderio di avere un figlio.

Ancora oggi, nonostante i grandi progressi fatti, il carico mentale è maggiore nelle donne che negli uomini. Si fa ancora molta fatica a riconoscere il peso che grava sulle femmine, si finge di non notare come queste siano sommerse dal lavoro domestico e si crede che solo loro debbano occuparsi dei pargoli. Sebbene oggi la situazione stia migliorando e le coppie riescono a dividersi il lavoro, ancora permane una mentalità piuttosto obsoleta e malsana.

Questo genera non soltanto grande frustrazione e stanchezza nelle donne, ma il ruolo del padre viene svilito, visto come un mero orpello aggiuntivo alla famiglia. E, in tutto questo, a risentirne è anche il bambino che non avrà una figura paterna presente e capace di aiutarlo nel quotidiano. E non solo: non avrà una madre serena, ma sfinita dal duro lavoro.

La nostra società ha – per tanto tempo – creato un modello patriarcale che vedeva al vertice l’uomo e la donna in basso, relegata in un angolo piccolo e stretto. Per secoli, le mansioni domestiche e la gestione dei figli erano prerogative materne. Il retaggio culturale è sicuramente forte e ben radicato ma dobbiamo distaccarcene una volta per tutte.

A proposito di carico mentale e di come le donne – oggi – siano in balia di pensieri tanto malsani, non posso non segnalare una bellissima graphic novel dal titolo Bastava chiedere, dieci storie di femminismo quotidiano dell’autrice francese Emma. La scrittrice, con fare ironico e leggero, riesce a raccontare le contraddizioni interne della nostra società e a mostrare il dolore alla quale sono sottoposte le donne. Crea una riflessione molto introspettiva e ampia: è un testo che spiega e non condanna, desidera solo mettere in luce le problematiche esistenti.

Sono certa che, tramite questa lettura, il discorso appena fatto sarà più comprensibile. Vi esorto a regalarlo a molte persone: più si legge e capisce, meno si soffrirà in futuro.

Le Ragazze su Instagram – Nunzia Cillo

Delle tante cose che sono cambiate in quest’anno e mezzo di pandemia, uno dei miei punti fissi è rimasto quello di continuare selezionare con cura le informazioni che mi arrivano tramite i social. Come si fa? Facendo selezione dei profili seguiti, “disamicando” persone che diffondono cose che non condividi o ti danno fastidio, bloccando le persone moleste. Ha senso avere tanti amici su FB se non ti interessa quello che condividono o non sei d’accordo con il 90% di quello che dicono? Meglio un “amico” in meno ma una timeline più positiva e interessante (e se proprio proprio non puoi togliergli l’amicizia puoi bloccare i contenuti 😜). Lo stesso vale ovviamente con Instagram.
Seguire i profili giusti ti permette di prenderti davvero una Pausa con la P maiuscola dal tran tran giornaliero e riprendere le tue attività con un nuovo spirito.

Proprio per questo, oggi voglio parlarvi del profilo Instagram di Nunzia Cillo. Difficilmente la sentirete definirsi una influencer ma la sua community di più di 180 mila follower ha molto in considerazione la sua opinione e i suoi consigli. Per prima cosa ha un’etica sul tipo di contenuti che propone, non è una tipa da pubblicare un tot di post su un prodotto decantandone le lodi per poi rivenderlo su ebay o siti simili poco dopo. Sceglie accuratamente le collaborazioni ed è una ragazza estremamente creativa che mette moltissima cura in tutto ciò che fa. Questo lo si percepisce chiaramente dai suoi post e stories dove racconta anche i dietro le quinte della preparazione dei suoi contenuti. Super precisa in tutto quello che fa, tra le follower è conosciuta anche come la creatrice dell’abitudine “capelli puliti, pigiama pulito e lenzuola pulite”.

Perchè ci piace? E’ molto trasparente con la sua community, riesce a trattare argomenti seri come il cyberbullismo ma anche molto leggeri come le creme viso con lo stesso impegno e determinazione. Interagisce tanto con le persone che la seguono e non si risparmia nel condividere anche cose personali che accadono nella sua vita offline se pensa che possano aiutare altre persone (vedi i recenti problemi avuti con gli agenti immobiliari e le ditte di ristrutturazione). Inoltre, è una fan della gentilezza (cosa rara di questi tempi!), una guru del giardinaggio e le piace il buon cibo! Perciò è davvero difficile che non troviate qualcosa sul suo profilo che non potrete apprezzare nelle vostre Pause.
Seguitela sul suo profilo IG @nunziacillo

“MALLEUS MALEFICARU. Haeresis est maxima opera maleficarum.” LA CACCIA ALLE STREGHE

Per oltre 5 secoli, sotto la benedizione di circa 70 papi, persero la vita almeno nove milioni di streghe. L’80% delle quali erano donne e bambine.

Nella Storia, purtroppo, ricorrono spesso tempi bui, in cui la bassezza umana esprime tutto il suo potenziale. Ripercorrendola a ritroso, infatti, in ogni secolo ritroviamo un avvenimento tanto cupo da non poter essere non ricordato. Il Nazismo nel ‘900, la tratta degli schiavi nell’800, nel ‘500 la sanguinosa lotta dei conquistadores in America.

Il periodo più buio però fu quello della caccia alle streghe. Sebbene la bolla di papa Innocenzo VIII, “Summis desiderantes affectibus” sulle streghe, che ordinava di inquisire sistematicamente, per scoprire torturare e giustiziare le streghe in tutta Europa, che da ufficialmente inizio alla caccia alle streghe, sia datata 5 dicembre 1484, già nell’anno 1184 il papato aveva istituito l’Inquisizione per combattere l’eresia.

Questa lunga epoca è costellata di atti vergognosi, abusi di potere, torture, omicidi, accuse ingiuste e fanatismi religiosi.

La caccia agli eretici prima del 1484, con la nascita delle Constitutiones, era affidata ai vescovi e già da allora la percentuale dominante dei perseguiti erano donne, perché ritenute creature inferiori da cui diffidare sempre, temibili e alleate con il diavolo.

Con la bolla del 5 dicembre, Innocenzo VIII e l’imperatore Massimiliano I d’Austria, autorizzano due frati domenicani, Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger, a punire, incarcerare e correggere tutti coloro che si erano macchiati delle colpe della stregoneria, dando così il via a una viera e propria crociata.

I due teologi nel 1486/87 danno in pasto alle stampe uno dei libri più oscuri della letteratura mondiale, il“Malleus Maleficarum” (“Il martello delle streghe”) un vero e proprio manuale dell’inquisitore in cui si illustravano i modi in cui agivano le streghe e i mezzi per riconoscerle, nonché i metodi necessari a farle confessare, interrogatori e torture al termine dei quali confessare e morire era solto un sollievo.

Lo scopo ultimo era quello di estirpare il male ed elevare l’umanità cristiana perseguitando tutti coloro che si erano allontanati dalla fede cristiana, ma il trattato scritto dai due autori, affrontava la stregoneria come fenomeno prettamente femminile, a causa dell’assurdo assunto per cui le donne erano naturalmente predisposte ad accettare la seduzione del diavolo e ad accoppiarsi con lui.

Il “Malleus Maleficarum” divenne un compendio di superstizione e misoginia, un delirio sessofobico che trovò terreno fertile nel popolo il cui tasso di ignoranza elevato era terreno fertile per i potenti, bisognosi instillare il terrore per mantenere il potere.

Ogni evento inspiegabile era riconducibile a un atto di stregoneria, di cui spesso venivano accusate donne sole, giovani o anziane non importava, per cui era difficile trovare elementi efficaci a loro difesa e che dietro torture, fisiche e psicologiche, finivano per confessare.

Inoltre le donne ricoprivano il naturale ruolo di guida all’interno della società, si occupavano della salute, trasmettevano tradizioni, le più anziane erano depositarie dei principi femminili di conservazione, protezione e aiuto reciproco, condivisione; erano quindi viste come una “minaccia” al potere delle autorità.

L’inquisizione terminò soltanto nel 1782, quando in Svizzera si ebbe l’ultima condanna, in pieno Illuminismo, quando la ragione era diventa prioritaria già da tempo.

La caccia alle streghe è davvero finita?

Sull’argomento si interroga la scrittrice Silvia Federici, con il libro “Caccia alle streghe. Guerra alle donne” (Not-Nero edizioni, 2020), secondo cui la caccia alle streghe, che ha fatto circa cinquantamila vittime (a maggioranza femminile), è un fenomeno riconducibile alla nascita del capitalismo; le ragioni di tale assunto risiedono nella natura economica, piuttosto che religiosa, del fenomeno che colpi, appunto, sia paesi cattolici che protestanti, accomunati dal bisogno di una riconfigurazione sociale, necessaria alla creazione del nuovo ordine economico e sociale.

La Federici, che già sull’argomento aveva pubblicato il saggio “Calibano e la strega”, fa nel libro un’analisi storica iniziale del fenomeno che colpi l’Europa e l’America fino al 1700, nella seconda parte invece, esamina i fenomeni di violenza – non solo fisica – che negli ultimi trent’anni affliggono soprattutto i paesi sunshariani, asiatici e del Sud America.

Come scrive la Not a sinossi, “ La caccia alle streghe è tornata scatenare nel XXI secolo una nuova ondata di violenza, interpersonale e istituzionale, contro le donne. E anche oggi, come nel Medioevo, questa violenza misogina che demonizza la donna procede di pari passo con l’accumulazione capitalistica, che si sviluppa attraverso processi di espropriazione e distruzione dei rapporti di solidarietà e potere che regolano la vita delle comunità”. L’autrice quindi, “esamina le cause profonde della guerra in atto, fatta non solo di violenza domestica e sessuale, ma anche economica e strutturale, il cui esito è ancora una volta quello di sovvertire i processi di riproduzione sociale per spaccare le comunità e aprire la strada all’individualismo funzionale al progetto neoliberista. Caccia alle streghe, guerra alle donne è un’indagine sulle cause di questa nuova violenza e una chiamata femminista alle armi, che attraverso la memoria e l’analisi del passato offre spunti inediti per le lotte a venire.”

E voi cosa ne pensate?

Continua davvero la caccia alle streghe?

E nei paesi dell’occidentale industrializzato?